Suits

È su Netflix e sono in tutto nove stagioni.

Credo sia la serie più bella vista finora: avvincente, strong, piena di colpi di scena.
La iniziai qualche anno fa, quando si cominciò a sentir parlare di Meghan Markle, ma il motivo per cui sono stata incollata allo schermo tutte le notti perdendo letteralmente il sonno non è stata certo Meghan Markle.
Gabriel Macht, nei panni di Harvey Specter, oltre ad essere un uomo di una figaggine impareggiabile, è l’avvocato d’affari che tutti noi sogneremmo di essere, spietato ma mai traditore di principi e persone.
Stesso dicasi per Patrick J Adams, nei panni di Mike Ross. Un po’ meno figo, ma estremamente affascinante.
Sono due personaggi mossi da un’onestà intellettuale incredibile e che solo per questo vorresti incontrare a lavoro tutti i giorni.
Gina Torres - Jessica Pearson, nella serie - per una buona parte delle stagioni è a capo di questo studio legale e Dio solo sa quante volte mi sono ritrovata a mettere in pausa dopo un suo intervento per riflettere su come si deve essere per “comandare” e farsi rispettare in un mondo professionale fatto quasi solo da uomini.
Ma veniamo a Louis Litt: l’attore (Richard Hoffmann) è strepitoso nel suo essere il più bravo ma troppo insicuro per permettere alla sua emotività di non interferire con il suo lavoro.
Last but not least, Katrina Bennet: il personaggio è impersonato egregiamente da Amanda Schull, attrice per la quale ho un debole da sempre per il suo amore per la danza e per il suo passato da ballerina classica.
Al contrario, non mi è mai piaciuto il personaggio di Donna Paulsen. L’attrice (Sarah Rafferty) è simpaticissima, oltre che di una bellezza non comune, ma il suo personaggio, ribadisco, non mi piace: non ho mai amato il cliché - tanto inflazionato quanto stucchevole - della segretaria (amante) devota.

Da vedere assolutamente. Non solo se sei un avvocato. Anzi, forse proprio se non lo sei. Perchè se lo sei, con questa serie capisci cosa rischi di diventare o, al contrario, cosa non diventerai mai.