Mio marito - Maud Ventura
È un romanzo intriso di isteria briosa che a tratti mi ha fatto molto ridere, senza però mai empatizzare.
Mentre alla protagonista sembra che tutto giri intorno a suo marito - che per questo addirittura lei paragona al sole - per chi legge è tutto il contrario: tutto gira solo intorno a lei, alle sue insicurezze, alle sue frustrazioni ed alle sue manie, pur ben supportate da adeguati studi ed ottimamente documentate.
Assieme alla protagonista si vive la sublimazione dell’isteria, ogni suo atto e comportamento sono volti sempre a trovare nella vendetta più o meno immediata una soluzione alla contingenza.
Il meccanismo è sempre lo stesso: narrazione del fatto, elaborazione, frustrazione, soluzione.
Questa moglie è talmente puntuale, costante e lucida nelle sue analisi da non apparire (quasi) mai patetica.
Anche nel momento in cui starebbe per arrivare la notizia della fine del suo matrimonio, la sua abitudine alla elaborazione dei fatti la porta comunque alla ricerca di una soluzione, che in quel frangente è la percezione del sollievo perché “finalmente” il peggio tanto temuto è arrivato e da lì in poi col matrimonio finirà anche ogni preoccupazione collegata a suo marito.
Troppo simpatica l’idea di associare - sempre con adeguato supporto di fatti, circostanze e ricordi - ad ogni giorno della settimana un colore, che condiziona umori, scelte, anche musicali, pensieri e comportamenti.
L’amore vissuto in questo modo è quello che si può definire un vero e proprio strazio, a meno che non siano entrambi - per un motivo uguale e contrario - a volere che funzioni esattamente così.
È proprio quest’ultimo il messaggio del romanzo, che consiglierei vivamente a quelle donne (io personalmente ne conosco un paio) sempre in affanno, sempre un passo indietro rispetto alla realizzazione dei mariti, che decidono consapevolmente di passare la loro vita ad annaspare in una relazione sbilanciata.
Buona lettura!