Io sono un gatto - Natsume Soseki

Il motivo per cui ho acquistato questo romanzo - oltre alla mia passione per la letteratura giapponese - è stata la data di nascita dell’autore.
Si tratta di uno scrittore nato nel 1867 e morto a poco meno di cinquant’anni. Mi ha molto incuriosito questo aspetto, volevo assaporare la scrittura di un autore di un tempo diverso, in un luogo, come appunto il Giappone, in cui la storia del Paese esercita, il più delle volte grazie alle numerose tradizioni, un’influenza molto potente sulla storia delle persone.
Ho avuto ragione a comprarlo, è stata una lettura a tratti illuminante.
Prima di tutto perché sorprendentemente attuale. Poi, non in ordine di importanza, perché molto esilarante, cosa che ha aiutato ancor più la lettura di quasi 500 pagine.
A “parlare” è un gatto e la descrizione di personaggi, usi e costumi avviene attraverso i suoi occhi, le sue orecchie ed un’interpretazione brillante di ciò che vede e che ascolta.
Il personaggio che ha il posto d’onore in questo romanzo - oltre che in casa sua - è un professore, giovane di età, con un sapere evoluto e precursore di tempi, ma vecchio nelle abitudini.
Attorno a lui e nella sua stanza degli ospiti si susseguono i suoi amici, con caratteri e comportamenti a volte spassosi, a volte grotteschi, mentre la moglie e le tre figlie femmine restano sullo sfondo. È proprio in quella stanza degli ospiti che giorno dopo giorno si affrontano gli argomenti più disparati che descrivono a pennello la società, anche di oggi.
Nel frattempo, il processo di umanizzazione del gatto narrante prosegue dall'inizio alla fine, e fino alla sua fine.
Da leggere, assolutamente, gustando ogni scambio di battute.