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Il sogno della crisalide - Vanessa Montfort

È un romanzo che può diventare una lama molto tagliente.

Quando l’ho comprato non ero neppure così convinta: sì, poteva essere interessante il racconto della vita di due donne completamente diverse e lo scambio condiviso su un volo intercontinentale NY-Madrid, ma non così tanto da acquistare il libro. A convincermi è stata la pancia, perché allo stesso tempo mi sono detta che se ci avevano scritto 600 pagine, ‘sta storia doveva essere qualcosa di più di quello che diceva la copertina posteriore.
Così è stato e mai mi sarei aspettata di trovare in questo romanzo quello che ho trovato. Molto spesso mi è risultato anche difficile continuare a leggere, per quanto facesse male… tant’è che ci ho messo quasi due mesi a finirlo e non è proprio da me, che i libri li divoro.

Il romanzo è incentrato sì sul background di due donne cui la vita ha riservato esperienze diverse, ma il punto focale è il mobbing, le cui conseguenze le due donne condividono, ciascuna nella propria.
Il libro disegna il mobbing, ne inquadra gli elementi essenziali e le conseguenze, offre una analisi della gestione (o non gestione) del senso di persecuzione che si installa in chi lo subisce, segue il corso del “deterioramento psicologico”, descrive il dolore, la rabbia, il senso di rivalsa, la speranza della rivalsa, il senso di giustizia e mai di vendetta. Ed è così meticoloso nei dettagli, così chirurgico che non può essere solo un racconto.
Infatti.
L’amicizia tra le due donne serve all’autrice per dare ancora più valore all’una storia per il tramite dell’altra (la prima vissuta in ambito clericale, l’altra nell’ambiente del giornalismo) e viceversa, per far comprendere e trasferire l’empatia senza presunzione di insegnare nulla, per evidenziare come la convinzione, il coraggio e la resilienza di due donne forti che decidono di darsi reciprocamente e concretamente una mano è qualcosa di potente ed imbattibile.
Questo romanzo serve a chi legge per non sentirsi solo.
Questo è il compito primo dei libri, mi si potrebbe legittimamente obiettare. Dunque cosa c’è di più?
Ebbene, questo, per me, ha eseguito il suo compito un po’ meglio.

Da leggere, assolutamente. Ma non è per tutti, vi avviso già.

L’idea di un essere umano tiepido mi dà il voltastomaco. In un essere umano, essere tiepido è anche un sinonimo di codardia”. 

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